“L’Antro di Nettuno sfugge alla parola come alla penna, allo scalpello come al pennello. Riposa tutto sull’impressione, né vi hanno segni né suoni per poterne comunicare le bellezze a chi non l’ha mai visitato.
Ed è a questa impotenza che devesi tutto il prestigio di quella meraviglia, concessa dalla Natura, alla fortunata città di Alghero.”
(E. Costa – “Alla Grotta di Nettuno” , 1889)
Tra le falesie a picco sul mare del promontorio di Capo Caccia esiste uno dei gioielli della Natura più affascinanti del Mediterraneo, un luogo da visitare almeno una volta nella vita per ammirarne dal vivo bellezza e fascino.
È questa la Grotta di Nettuno che ogni anno richiama oltre 150.000 visitatori di varia nazionalità: 2,5 km in cui si alternano sale, gallerie, cunicoli, maestose concrezioni stalagmitiche e stalattitiche cinte dalle limpide acque di un lago.
L’itinerario turistico si estende per qualche centinaio di metri grazie ad un sentiero, ricavato lungo il costone laterale della grotta, che accompagna il visitatore sino agli ambienti superiori delle diverse sale.
Dall’ingresso, davanti al quale attraccano le barche con i passeggeri, si giunge nella grande sala che ospita il Lago La Marmora (dal nome del naturalista e cartografo del XIX sec): un lago salato dalle acque trasparenti considerato, per le sue misure, uno dei più grandi laghi salati d’Europa.
In questo primo tratto di grotta le pareti, parzialmente illuminate dall’esterno, appaiono lucide, a riflessi di marmo di un singolare verde-azzurro; di qua e di là della volta irregolare pendono rare stalattiti in forma di coni rovesciati o piccoli drappi ripiegati in diversi sensi.
E’ qui che si erge un’imponente concrezione stalagmitica, alta circa due metri, denominata Acquasantiera.
Investita da uno stillicidio, eterno come la grotta, questa stalagmite presenta sulla sua sommità alcune piccole vaschette in cui si raccoglie poca acqua dolce, fonte preziosa di abbeveraggio per le varie specie di uccelli che nidificano nell’area marina protetta.
Dopo una breve discesa, si giunge alla SALA DELLE ROVINE, così chiamata per via degli scempi operati dai visitatori nel corso dell’800 e ornata di grandi stalattiti.
La tappa successiva è nella c.d. SALA DELLA REGGIA “la vera Rotonda nel palazzo della Natura” (cit).
È qui che si rimane affascinati, incantati da uno spettacolo reso ancora più maestoso dalle limpide acque del lago. Esse riflettono, come in uno specchio, colossali colonne calcitiche che si innalzano per nove metri sino al soffitto, quasi come a sorreggerlo.
Intarsi, mosaici, lavori a traforo, lusso in un insieme armonico, simmetrico, dalle proporzioni che paiono eseguite con le più scrupolose regole dell’architettura.
Subito dopo il soffitto si eleva sino a 18 mt di altezza: il punto più alto di tutta la parte turistica.
Sul fondo del lago, tra grandi colate e festoni calcitici, spicca la caratteristica formazione stalagmitica chiamata Albero di Natale.
Il lago La Marmora termina con una spiaggetta sabbiosa, chiamata SPIAGGIA DEI CIOTTOLINI, perché anticamente formata da piccoli sassi oggi scomparsi, forse a causa dell’erosione del mare.
È in questa spiaggetta che in passato, dopo aver attraversato il lago, approdavano le piccole imbarcazioni dei visitatori, sotto le luci tremule delle candele poste dai marinai per illuminare la grotta.
Dopo la reggia si incontra la SALA SMITH, dal nome del capitano inglese fra i primi visitatori della grotta nell’800.
Al centro di questa sala si erge il Grande Organo, la più grande, enorme e imponente colonna della grotta, con colate simili alle canne di un organo.
La mente si perde quando tenta di far calcoli per stabilire quanti anni abbia impiegato quella goccia continua, insistente, eterna a formare questo tempio naturale chiamato Grotta di Nettuno!
Proseguendo il cammino si raggiunge la Cupola, formazione stalagmitica dalle pareti perfettamente lisce, unita al soffitto con una sovrastante colonna che stuzzica la fantasia del visitatore ricordando la cupola di una cattedrale.
Dopo aver ammirato la maestosità dell’immensamente grande, il soffitto diviene più basso per ammirarvi le meraviglie dell’immensamente piccolo: le ricche finitezze degli accessori.
Piccole concrezioni adornano l’ambiente della SALA DELLE TRINE E MERLETTI.
Un’inesauribile miniera di piccoli lavori di ogni genere: merletti, frange, i più delicati intarsi di oreficeria, intaglio, rilievo, filigrana: l’infinito laboratorio della Natura!
Il percorso turistico termina con la c.d. TRIBUNA DELLA MUSICA, una balconata che offre una vista panoramica della grotta dall’alto. Qui una piccola orchestra suonava in occasioni importanti, mentre i visitatori danzavano nella spiaggetta sottostante.